La borsa



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– Ommioddio ommioddio. Mi avrà vista qualcuno spiare? E se la persona che ha sparato stesse puntando anche me?- Mi guardo intorno, confusa e terrorizzata, come se volessi scorgere negli occhi degli altri un indizio. Prendo un fazzoletto e cerco di pulirmi il viso. Non riesco a togliermi dalla testa l’immagine di tutto quel sangue.  – Ma chi è stata uccisa? Tommasina? La misteriosa sconosciuta? Non so, sono andata via talmente in fretta che non ho guardato bene. E’ possibile che una delle due abbia ucciso l’altra? O invece è opera di una terza persona?  Rischio anche io la vita o non c’entra nulla con me? Qualcuno mi ha seguita e ha voluto darmi un avvertimento? Ma avvertirmi di cosa? Sono frastornata, cosa posso fare? – Elaboro queste riflessioni in tempo record. Faccio un sospiro profondo e torno indietro. Devo sapere, devo capire. Magari senza avvicinarmi troppo al cadavere per evitare di vederlo e  ravvivare lo sconcerto che mi ha provocato la prima volta. Dentro la Chiesa si è creata un po’ di confusione. Gente che piange, che urla la disgrazia.  Qualcuno ha prontamente e provvidenzialmente coperto il corpo con delle stoffe bianche, forse vecchi paramenti. Si sono tutti impregnati di sangue, ma almeno lo scempio che è stato fatto al volto della donna non è alla mercè di tutti. Cerco di studiare la sagoma: sono sicura che non è la donna formosa che stava con Tommasina, eppure non sembra neppure la domestica. Potrebbe esserlo, ma non mi convince.
Analizzo le facce di tutti i presenti. E se l’assassino fosse  uno di loro? Ci sono circa una ventina di persone, non so se sentirmi più al sicuro qui tra loro o fuori di qui. Sto tremando.
Arriva la Polizia, mentre in lontananza si sente arrivare l’ambulanza…  non credo ce ne sia bisogno ormai.
Alcuni poliziotti fanno i rilievi del caso, mentre altri iniziano a fare domande. Prendono alcune informazioni, poi registrano i recapiti di tutti. Saremo chiamati nei prossimi giorni, per parlare con calma in commissariato. Bene, mi ci mancava solo questo.
Arrivo a casa stremata.  Quando entro ho un po’ di timore: se ci fosse qualcuno appostato a farmi la festa? Mi prendo di coraggio, ispeziono tutto l’ appartamento, per accertarmi che non ci sia nessuno. Che stupida! Ho visto troppi film gialli! E’ irrazionale, ma quando mi assicuro che a parte me l’appartamento è vuoto, mi sento più tranquilla. Finirò per impazzire: a parte il periodo in cui stavo con Enrico, non ho mai avuto tutte queste emozioni in così poco tempo. L’eredità, il cambio di casa, il conto corrente, l’omicidio… a dire la verità , credo che neanche quando stavo con Enrico abbia mai provato queste emozioni, insomma, vedere uccidere una persona non poi una cosa a cui si assiste tutti i giorni….
Decido di prepararmi la cena. Anche se non ho molta fame. Anzi, non ne ho per niente. Sono ancora troppo scombussolata per quanto accaduto. E ho ancora un dubbio, lancinante: chi è la donna uccisa?
E’ probabile che diano la notizia al telegiornale della sera. Mi abbandono davanti al divano e accendo la tv , un vecchio modello che se alzo un po’ il volume emette uno strano fruscio…forse dovrei farlo sistemare, anzi no,magari se mi trasferisco nell’attico di  Enrico ne compro uno nuovo ultimo modello. Se mai deciderò di andare a viverci. Date le ultime contingenze, è forse meglio starmene a casa mia tranquilla.
Prima di arrivare alla notizia che a me interessa, devo sorbirmi circa dieci minuti tra  televendite e pubblicità, più due lunghe notizie di politica estera. Cosa di cui non mi può interessare di meno, almeno per il momento. E poi finalmente sento l’annuncio:
“ Omicidio oggi al Verano. Erano circa le 17 quando la vittima, una donna la cui identità è ancora in fase di accertamento, è stata sparata al viso da una pistola di medio calibro. La polizia sta indagando sul movente e sull’esecutore del delitto, ma non ci sono ancora piste ben definite. E ora passiamo alla pagina…”
Sto incollata al televisore, avida. Ma alla fine dell’annuncio, un po’ scarno a dire la verità, mi sento ancora più vuota. In pratica è tutto punto e accapo, perché hanno così tante difficoltà nel riconoscere la vittima?.
La mattina dopo, mi sveglio forzatamente sentendo suonare il cellulare.
– Pronto, è la signora Danzuso? – mi sento urlare dall’altro lato del ricevitore.
– Si, sono io- , dico, con la voce un po’ impastata. Per addormentarmi stanotte ho dovuto prendere alcune gocce di sonnifero e ne risento adesso al mio risveglio.
– Buongiorno signora Danzuso, sono il commissario Cutrona , ci siamo visti ieri per l’omicidio al Verano. La chiamo per  chiederle se può raggiungermi nel mio ufficio in mattinata. Sarà una formalità, vogliamo solo farle alcune domande. – Acconsento alla richiesta, con la promessa di trovarmi in commissariato tra un’ora circa. La frase “vogliamo solo farle alcune domande”, non mi suona bene, odio essere interrogata, spero non sia una cosa lunga.
Al Commissariato vengo ricevuta dal  Dottor Cutrona, ieri mi aveva fatto l’impressione di un uomo burbero e scontroso, ma oggi non sembra poi così terribile. Sembra più mite.
–            Dov’era lei quando ha sentito lo sparo?- esordisce dopo un breve preambolo in cui mi rassicura che si tratta di una formalità e le stesse domande sono state fatte a tutti coloro che ieri erano presenti nella scena del delitto.
–     Ero fuori, davanti la chiesa, ero uscita perché l’incenso mi provocava bruciore agli occhi. –
–     Da quanto tempo si trovava lì, al cimitero?- incalza
–            Mezz’ora credo, non di più. Sono passata prima davanti la tomba di un mio conoscente e  poi ho pensato di entrare in Chiesa, sa , volevo distrarmi, era una persona molto cara…. – dico, in un tono così convincente che credo veramente di essere entrata in Chiesa non per seguire le due donne, ma per crisi improvvisa di tristezza. La cosa in realtà non sarebbe poi così priva di fondamento.
–     Non abbiamo ancora trovato l’identità della vittima – continua lui, facendosi adesso più severo – l’unica cosa che stiamo analizzando al momento sono i vestiti, da questi vorremmo arrivare ad un riconoscimento. Lei era sul luogo del delitto, e quindi volevo sapere se per caso ha visto qualcuno con degli abiti simili prima dello sparo. –
Questo Cutrona sa il fatto suo, ha fatto una domanda precisa, come se sentisse che era proprio questo che volevo evitare di dire. Non ho mai fatto la spia, figuriamoci ora che c’è a repentaglio probabilmente la mia vita. Però forse sarebbe meglio  collaborare, e dire effettivamente ciò che ho visto. Forse potrebbero aiutarmi, forse potrei fare giustizia, forse se fosse ….
–     Signora Danzuso? Dunque, aspetto una risposta!- dice con impeto l’uomo, svegliandomi dalle mie riflessioni.
–     Allora, a dire la verità ho visto un paio di donne vestite di nero avvicinarsi verso la Chiesa. Ma in un cimitero presumo sia una cosa normale, non crede? – ho un tono di voce metallico e secco.-  Mi ero allontanata  dalla tomba del mio conoscente defunto e le ho viste di spalle avvicinarsi in Chiesa, io ero dietro di loro, a una certa distanza. Una volta dentro però mi pare proprio di non averle viste. Ma, le ripeto, sono stata così poco all’interno che non ho guardato bene chi ci fosse. –
Sono una bugiarda? Non proprio, ho solo omesso alcune cose. E pur sempre la verità, ero dietro di loro e dentro non c’erano più! Mi chiedo solo se ho fatto bene a parlare, forse l’omicidio non c’entra nulla con Enrico, e magari il mistero della sua morte è qualcosa che posso risolvere da sola.
–     Quindi non ha guardato bene che aspetto avessero?-
–     Beh, una mi è sembrata molto alta e giovane, l’altra era piccolina e più tozza. –
–     Mhmm – fa pensieroso Cutrona.
–     Dottore scusi, non ho capito una cosa. Come mai non siete riusciti a identificare la vittima? Non c’erano i suoi documenti nella borsa? –
–     Borsa? Quale borsa?-
–     Si, la borsa. L’ho vista subito dopo lo sparo, quando abbiamo trovato tutti il cadavere. –
–     A dire la verità noi non abbiamo rinvenuto nessuna borsa. Non c’era nulla vicino al corpo. E’ sicura di quello che sta dicendo? –
–     Si, sicurissima.  –
–     Bene. – fa una pausa – Signora, grazie. Le sue informazioni sono state utilissime. – E’ probabile che la richiameremo, se abbiamo bisogno di ulteriori dettagli.- e dicendo così mi congeda.
La situazione si sta facendo più ingarbugliata del previsto. E chi ha preso la borsa, è perché ha qualcosa da nascondere. Qualcosa che si trova là dentro.
Vado in vico della Moretta. Ed esco fuori tutte le carte, apro i cassetti, immagino dei probabili nascondigli. Cerco qualcosa che possa darmi una chiave di lettura in tutto questo caos. Povera Mary, ho mandato in malora tutto il lavoro  che aveva fatto, c’è un disordine pazzesco.
Nella mia ricerca mi distoglie solo il campanello. Possibile che sia l’assassino? Mi ha seguita? Guardo dallo spioncino. Non sembra una persona cattiva. E’ un uomo alto, completamente sbarbato. – Chi è?- dico.
–     La prego signora Manuela. Mi apra. Non le farò nulla. La prego! –
Continuo a guardare la figura al di là della porta, mi è stranamente familiare.
Sono una pazza incosciente, apro la porta.
–     Signora Danzuso, mi deve aiutare. Mi chiamo Paolo, ma forse lei mi ha visto con i vestiti di lavoro, in quel caso sono Pamela…. –
Guardo l’individuo allibita, iniziando a mettere assieme i tasselli… Pamela/Paolo, lei, lui, insomma, questa persona è la donna col sederone gigante che ho visto al cimitero…. Ma che c’entra con Enrico?
–     Signora Danzuso, la prego. Deve ascoltarmi un attimo. Ecco… dovrebbe aiutarmi a nasconderla. –
E così dicendo mi porge un sacco di plastica trasparente e dentro, dentro c’è la borsa che avevo visto il giorno dell’omicidio, vicino al cadavere.



Scritto da: ** Valentina **


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  1. #1 di Monica il 17 febbraio 2008 - 17:40

    Ciao Valentina… chissà se leggerai questo commento sperduto…
    Io vago ancora tra i capitoli, chiedendomi per quale motivo Paolo porta a Manuela la borsa…
    Mi hanno detto che tu avevi in mente qualcosa, mentre scrivevi il capitolo.
    Dunque… tu personalmente, come avresti continuato?
    Ciao da Monica
     

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